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Parmenide e l'essere

Buon pomeriggio a tutti, oggi andremo a conoscere Parmenide.

 La differenza sostanziale da Eraclito è che Parmenide ritiene che "l'essere è, e il non essere non è".

Se ci facciamo caso è il modo di pensare più vicino alla nostra cultura, non a caso Parmenide nasce ad Elea (oggi Velia) che faceva parte della Magna Grecia ciò il Sud Italia.

Per noi esiste "solo" un sì o un no, il bianco o il nero, il vero o il falso...

Il suo pensiero è in contrapposizione con quello quello di Eraclito per alcuni aspetti, in particolare l'interpretazione dell'essere.

Mentre Eraclito viene definito il filosofo del divenire perché sostiene che l'essere sia in continuo cambiamento, Parmenide viene definito il filosofo dell'immobilità in quanto ritiene che l'essere sia uno, eterno, imperituro, ingenerato, immobile, immutabile, finito e sfero; pertanto l'essere parmenideo può essere immaginato come una sfera (figura che rappresenta la perfezione per i greci) che è sempre stata in un determinato punto e sempre rimarrà lì con un identità ben precisa e definita e non muterà nel tempo.

Se per certi aspetti i due filosofi sono in contrapposizione, per altri raggiungono un punto di accordo ovvero il modo in cui affrontano ciò che si può conoscere e come lo si può conoscere.

Parmenide riconosce due vie: la via della luce e la via della tenebra.

La via della luce è la via della verità, dove le persone conoscono le cose e il loro funzionamento.

La via della tenebra è la via che predica il non essere, dove ritiene che le persone dormenti conoscano le cose con superficialità.



Sperando che sia chiaro e che vi sia piaciuto, alla prossima!



-Marco L.  (Fonte foto: Google, fonte informazione: "La meraviglia delle idee" - Pearson 2015)

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